venerdì 12 luglio 2019

ECOBONUS IN FATTURA: PERCHE' CONFARTIGIANATO DICE NO

Il ben noto Decreto Crescita (D.L. 34/2019), entrato in vigore il 30 giugno scorso, prevede per gli interventi di efficienza energetica elencati all'art. 10 che il soggetto avente diritto alle detrazioni può optare, al posto dell'utilizzo diretto delle stesse, per un contributo di pari ammontare, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, anticipato dal fornitore che ha effettuato gli interventi e a quest'ultimo rimborsato sotto forma di credito d'imposta da utilizzare esclusivamente in compensazione, in cinque quote annuali di pari importo. Il fornitore che ha effettuato gli interventi ha, a sua volta, facoltà di cedere il credito d'imposta ai propri fornitori di beni e servizi, con esclusione della possibilità di ulteriori cessioni da parte di questi ultimi.

Ma quali sono nel dettaglio le ragioni che hanno convinto Confartigianato a dire "no" a questo provvedimento? 
Innanzitutto lo sconto in fattura crea una distorsione di mercato penalizzando mezzo milione di micro e piccole imprese del settore costruzioni e installazione, a favore dei soli operatori economici di più grandi dimensioni. Non è infatti sostenibile l'onere finanziario che deriva dal concedere subito lo sconto in fattura e nel recuperare il medesimo nei 5 anni successivi anche in considerazione del fatto che la scarsa liquidità finanziaria ed il calo del credito alle piccole imprese, non consentirà loro di praticare lo sconto, con l'ulteriore conseguenza di generare una lievitazione del prezzo finale al consumatore.
In secondo luogo la norma rischia di alimentare una domanda che non potrà essere soddisfatta generando un problema di liquidità non facilmente superabile. Anche la prevista cessione del credito ai fornitori rischia di essere impraticabile poiché nessun fornitore si accollerà il credito, gli oneri finanziari e i relativi rischi dell'operazione.
Le detrazioni che matureranno in capo alle micro e piccole imprese difficilmente saranno utilizzabili in compensazione in presenza di limitati debiti tributari e contributivi. La norma determina un effetto di decrescita "a spirale": se l'impresa non riesce a sostituire i lavori a cui deve rinunciare per incapienza, si riduce il fatturato e di conseguenza anche i versamenti per Iva e imposte dirette: alcuni sconti effettuati negli anni precedenti potrebbero non essere compensati, determinando una perdita economica per l'impresa.
Altra grave conseguenza sarà che le imprese rinunceranno ad assumere nuovi lavori. Per fare un esempio, una micro impresa con 5 addetti che abbia una quota di fatturato sul mercato dell'ecobonus del 75%, nell'arco di un quinquennio dovrà rinunciare al 58% dei lavori poiché a partire dal terzo anno gli sconti in fattura supereranno i 70 mila euro di versamento all'erario.
Dulcis in fundo, la norma alimenterà una domanda che potrà essere soddisfatta esclusivamente dai grandi gruppi a scapito delle numerosissime aziende di ridotte dimensioni.
Nei giorni scorsi Confartigianato ha segnalato all'Autorità per la Concorrenza e il Mercato tutte le criticità del provvedimento che, nella sua recente pronuncia, l'Autorità aveva indicato come un utile strumento per mitigare le distorsioni della concorrenza.
Sarà cura di Confartigianato Imprese Pavia informare sollecitamente sulle novità che potrebbero intervenire a seguito dell'entrate in vigore delle modalità attuative del provvedimento.


 

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