Un
libro duro, vero, tragico; un romanzo complesso, che ci catapulta in un mondo
che non esiste più, ma continua a vivere nel profondo dell’animo umano.
È
il 1924, siamo nel Montana, il mitico west. Phil e George Burbank mandano
avanti un immenso e redditizio ranch, avviato dai genitori arrivati da Boston.
Gli affari vanno a gonfie vele, ma si va verso un periodo di grandi
cambiamenti, sociali e tecnologici, che non possono essere ignorati.
George
è goffo, taciturno, imperturbabile; è lui che si occupa di tenere i rapporti
con fornitori e clienti, che disbriga la burocrazia e le questioni bancarie.
Phil è affascinante, provocatore, selvaggio, fiero sostenitore delle
tradizioni, contro ogni sorta di modernità e di vezzo.
In
un’ambientazione raccontata in modo straordinario, tra nuvole cariche di
pioggia, pascoli sterminati, strade polverose, cittadine sgangherate sostenute
solo da affari e solitudine, l’autore dà vita ad un intreccio di personaggi
dalla complessità emotiva e psicologica magistrale.
L’eterna
lotta tra gentilezza e prevaricazione; tra realtà e stereotipi; tra desiderio
di apparire e paura di non farcela. Condizione della donna, omosessualità e
omofobia, importanza del denaro e della classe sociale sono solo alcuni degli
importanti temi che questo romanzo affronta in modo diretto, quasi sfrontato.
Un’opera
tristemente attuale, che non fa altro che obbligarci a riflettere sugli errori
che seguitiamo imperterriti a ripetere. E poi una domanda a cui ciascun lettore
sarà obbligato a offrire una personale risposta: cos’è, in fondo, il potere del
cane?
Titolo: Il
Potere del Cane
Autore: Thomas
Savage
Casa editrice:
Neri Pozza
Traduttrice:
Luisa Corbetta
Prima pubblicazione: 1967
Ultima ristampa:
gennaio 2017
Recensione a cura di "Libriamoci"

Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.