Le nuove regole del Patto di stabilità e crescita delineate nell’accordo definito lo scorso dicembre disegnano percorsi di aggiustamento fiscale più realistici, ma i parametri aggiuntivi richiesti dalla Germania ne hanno aumentato la complessità rispetto alla proposta di aprile 2023 della Commissione europea. La Commissione valuterà i piani di bilancio di lungo periodo dei Paesi membri – fino a 7 anni in caso di riforme e investimenti – considerando il limite del rapporto deficit/PIL dell’1,5% per i paesi ad alto debito, come l’Italia e una riduzione del rapporto debito/PIL dell’1% all’anno, che sostituisce la riduzione di 1/20 all’anno del debito eccedente il 60%, equivalente ad una riduzione del 4% all’anno previsto dalle regole precedenti.
In attesa del varo della riforma, da gennaio sono ritornate in vigore le regole di governance economica, e per l’Italia e Francia – che detengono il deficit più ampio tra le maggiori economie dell’Ue, pari al 4,4% del PIL nel 2024 – è più probabile l’ingresso nel ‘braccio correttivo’ del Patto di Stabilità e crescita.
L’Italia presenta il secondo rapporto debito/PIL tra i 27 paesi dell’Ue, dopo la Grecia e davanti alla Francia, il cui rapporto debito/PIL, però, è inferiore di 30,2 punti a quello italiano. Con il rallentamento della crescita dell’economia italiana, torna a salire il rapporto debito/PIL. In condizioni di bassa crescita, il rischio di un ritorno ad una politica fiscale restrittiva è più probabile, invertendo il segno rispetto all’ultima manovra di bilancio, nella quale il deficit è aumentato di 15,7 miliardi di euro. Un aggiustamento per l’Italia potrebbe modificare il sentiero di discesa della pressione fiscale. L’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) attenua, almeno fino al 2026, gli eventuali effetti recessivi della politica di bilancio.
I principali contenuti del 28° report
L’analisi territoriale, presentata da Licia Redolfi dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, presenta un ampio set di evidenze su crescita, inflazione, export – con una analisi del grado di esposizione alla crisi del Mar Rosso e sui mercati dei BRICS+5 dopo l’allargamento -, mercato del lavoro, credito e demografia di impresa.

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