Basta
una semplice ricerca in Internet per capire le reali proporzioni del fenomeno:
pagine e pagine di lavanderie automatiche, quelle self service a gettoni che
fino a ieri si incontravano solo in tv tra gag e film e che oggi si affacciano
anche sui marciapiedi delle nostre città con porte aperte a tutte le ore. Chi
le sceglie ha un motivo preciso: lo fa per risparmiare sull’acquisto di una
lavatrice e sui relativi costi di manutenzione, e anche perché ha del tempo
libero per restare accanto al cestello, in attesa che il lavaggio dei panni sia
terminato.
Nessuna possibilità di confusione con le
lavanderie tradizionali perché tra le due si erge un muro normativo che vieta
alle lavanderie automatiche di offrire servizi aggiuntivi quali stiro,
smacchiatura, ritiro e consegna dei panni. In sostanza quello che le lavanderie
a gettone possono fare è solamente affittare a prestazione un elettrodomestico
e niente più. L’esperienza e i servizi vanno cercati altrove. Questo almeno
sulla carta, perché la realtà è più complessa. Si moltiplicano, infatti, i casi
di imprenditori disinvolti che per far quadrare i conti offrono servizi
aggiuntivi in barba a tutti i divieti di legge.
La
denuncia è di Confartigianato Anil, l’associazione che rappresenta le
lavanderie tradizionali artigiane, che il 17 giugno scorso ha inviato al
Ministero dello Sviluppo Economico una lettera condivisa con CNA Settore
Tintolavanderie, per segnalare le numerose situazioni di irregolarità nell’esercizio
dell’attività di lavanderie self service. In numerosi territori sono infatti
frequenti i casi in cui la lavanderia self service viene affiancata da servizi
che rientrano nella sfera di applicazione della L. n. 84 del 2006, quali ad
esempio l’attività di ritiro e consegna dei capi, la stiratura, il
magazzinaggio e persino l’attività assistita di lavaggio attraverso macchine di
pulitura a secco.
Con
l’occasione le Associazioni delle pulitintolavanderie hanno fatto presente al
Ministero che le Regioni, ad eccezione del Veneto, non hanno ancora deliberato
l’adeguamento dei piani formativi per la qualifica del responsabile tecnico rallentando
in tal modo l’iter avviato dal Decreto Semplificazione che ha diminuito il
monte ore complessivo da 400 a 250 ore. E’ indubbio che questo ritardo
normativo rischia di ingessare ulteriormente il percorso di qualificazione
delle lavanderie tradizionali con la conseguenza di vedere in ulteriore aumento
l’apertura di attività di lavanderia self service.

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