venerdì 21 giugno 2019

CONFARTIGIANATO PULITINTOLAVANDERIE SCRIVE AL MINISTERO PER DENUNCIARE SITUAZIONI DI ILLEGALITA' NELLE LAVANDERIE SELF


Basta una semplice ricerca in Internet per capire le reali proporzioni del fenomeno: pagine e pagine di lavanderie automatiche, quelle self service a gettoni che fino a ieri si incontravano solo in tv tra gag e film e che oggi si affacciano anche sui marciapiedi delle nostre città con porte aperte a tutte le ore. Chi le sceglie ha un motivo preciso: lo fa per risparmiare sull’acquisto di una lavatrice e sui relativi costi di manutenzione, e anche perché ha del tempo libero per restare accanto al cestello, in attesa che il lavaggio dei panni sia terminato.

 Nessuna possibilità di confusione con le lavanderie tradizionali perché tra le due si erge un muro normativo che vieta alle lavanderie automatiche di offrire servizi aggiuntivi quali stiro, smacchiatura, ritiro e consegna dei panni. In sostanza quello che le lavanderie a gettone possono fare è solamente affittare a prestazione un elettrodomestico e niente più. L’esperienza e i servizi vanno cercati altrove. Questo almeno sulla carta, perché la realtà è più complessa. Si moltiplicano, infatti, i casi di imprenditori disinvolti che per far quadrare i conti offrono servizi aggiuntivi in barba a tutti i divieti di legge.
La denuncia è di Confartigianato Anil, l’associazione che rappresenta le lavanderie tradizionali artigiane, che il 17 giugno scorso ha inviato al Ministero dello Sviluppo Economico una lettera condivisa con CNA Settore Tintolavanderie, per segnalare le numerose situazioni di irregolarità nell’esercizio dell’attività di lavanderie self service. In numerosi territori sono infatti frequenti i casi in cui la lavanderia self service viene affiancata da servizi che rientrano nella sfera di applicazione della L. n. 84 del 2006, quali ad esempio l’attività di ritiro e consegna dei capi, la stiratura, il magazzinaggio e persino l’attività assistita di lavaggio attraverso macchine di pulitura a secco.
Con l’occasione le Associazioni delle pulitintolavanderie hanno fatto presente al Ministero che le Regioni, ad eccezione del Veneto, non hanno ancora deliberato l’adeguamento dei piani formativi per la qualifica del responsabile tecnico rallentando in tal modo l’iter avviato dal Decreto Semplificazione che ha diminuito il monte ore complessivo da 400 a 250 ore. E’ indubbio che questo ritardo normativo rischia di ingessare ulteriormente il percorso di qualificazione delle lavanderie tradizionali con la conseguenza di vedere in ulteriore aumento l’apertura di attività di lavanderia self service.

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